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L'EVOLUZIONE DELLA FATICA DI DETERMINAZIONE DELLA RESISTENZA SU ATTRAZIONI By Enrico Fabbri
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PNR
28545 dated 15.05.2015
Pubblicato da
Enrico Fabbri
Fonte
Enrico Fabbri
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Resistenza a fatica delle attrazioni: come è cambiata la normativa di riferimento negli ultimi 20 anni?
 
L'EVOLUZIONE DELLA FATICA DI DETERMINAZIONE DELLA RESISTENZA SU ATTRAZIONI
by Enrico Fabbri
 
L’evoluzione delle norme utilizzate per il calcolo della resistenza a fatica ha innalzato di molto la durata minima della resistenza delle attrazioni.

Gli anni ’90 furono caratterizzati da una profonda crisi dei costruttori tedeschi, non più in grado di fornire attrazioni ai loro clienti a prezzi ragionevoli. In quegli anni molti costruttori Italiani iniziarono a progettare attrazioni in accordo con la norma DIN-4112 e a venderle con la certificazione TUV. In questa fase molti costruttori appresero l’utilizzo della norma DIN-15018 per la verifica a fatica delle strutture. Questa norma era stata creata per la costruzione delle gru ed era collegata alla famosa norma DIN-4112. Questa norma stabiliva, tra le altre cose, che le strutture dovevano essere progettate in modo da poter resistere ad almeno 2 milioni di cicli di lavoro. La teoria di base della ‘filosofia tedesca’ si basava sul concetto che superati i 2 milioni di cicli senza rotture, quella struttura poteva quindi resistere a ‘vita indefinita’.

La norma DIN-15018 fu quindi collegata all’interno della norma EN-13814 nel 2007 e fu utilizzata da tutti i costruttori per anni. Qualche anno fa, questa norma è stata implementata alzando il livello minimo di resistenza a fatica fino a 5 milioni di cicli (dai precedenti 2 milioni). L’incremento significativo di questa prescrizione ha comportato un incremento delle strutture in termini di peso e spesso ha implicato una riprogettazione di particolari importanti di molte attrazioni.

Poco tempo fa la norma DIN-15018 è stata ritirata a seguito dell’entrata in vigore della nuova norma per le strutture metalliche denominata Eurocodici. Questa novità ha cambiato nuovamente le carte in tavola introducendo il concetto che un’attrazione deve essere progettata per resistere a fatica almeno per 35.000 ore di lavoro. Da questo momento quindi non si parla più di “cicli di lavoro” ma di “ore di lavoro”.

La differenza del concetto è fondamentale. L’uso degli Eurocodici implica che il progettista deve stabilire una serie di cicli di lavoro dell’attrazione, per esempio a pieno carico e con metà passeggeri, e verificare l’accumulo della fatica-stress su quelle strutture nel tempo; ovviamente la sommatoria della fatica/stress durante le 35.000 ore non deve portare alla rottura della struttura. La cosa è molto semplice da spiegare, ma in realtà l’introduzione degli Eurocodici complica di molto il lavoro del progettista e dell’ingegnere che devono effettuare i calcoli delle strutture, rispetto invece alla norma precedente DIN-15018 che era molto più schematica e semplice nell’applicazione.

Una completa spiegazione dell’evoluzione di queste norme richiederebbe molto più tempo e per lo più questi argomenti riguardano i tecnici e gli ingegneri che le devono applicare. Il punto principale che desidero trasmettere è che vi è stata un’importante evoluzione delle norme applicate per la resistenza a fatica delle strutture delle attrazioni negli ultimi 20 anni; a ogni evoluzione le attrazioni sono state rafforzate nel progetto e quindi nella loro capacità di resistenza alla fatica.

Un altro concetto da sottolineare è che un’attrazione diventa più facilmente soggetta a problemi di fatica in base esclusivamente al numero di cicli/ore di utilizzo e non in base all’età anagrafica di costruzione dell’attrazione.
 

 
Scritto da Enrico Fabbri enrico@fabbrirides.com
Articolo originariamente pubblicato nella rivista Games Industry (Italia)
Data originale: Maggio 2015
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